Dialetto sì, dialetto no, Ostrega! Ciumbia! Mizzeca!

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view post Posted on 22/3/2010, 13:52
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Sopravvissuto all'Abisso

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Ok, lo confesso, mi ha ispirato lo spot con Totti. Allora, questo forum vanta utenti sparsi un po' in tutt'Italia, anche se c'è un certo predominio della regione Veneto. Quindi ne desumo che tutti noi messi assieme abbiamo una vasta conoscenza dei più disparati dialetti d'Italia, dal piemontese al sardo, dal milanese al siculo. Perciò vi chiedo: qual è il vostro rapporto col dialetto? Lo usate, lo parlate, lo capite, quanto lo conoscete, ne fate uso in famiglia, con gli amici o per il vostro eloquio vi appoggiate esclusivamente all'italiano? Rispondete numerosi, anche in vernacolo (possibilmente con sottotitoli alla pagina 777).
Personalmente, in casa mia di regola si parla italiano, ma non ho alcun problema nella comprensione del dialetto napoletano. Magari nel parlarlo non ho proprio l'accento di Troisi o di Salemme, essendo beneventano la mia pronuncia è un po' più rozza. Appunto perché di solito parlo in italiano, anche se mi capita piuttosto spesso d'infarcire la mia parlata di termini dialettali, specie se sono un po' alterato (mò e sfaccimmo sono i termini dialettali che uso più spesso) e a volte mi capita d'incappare in qualche errore tipico delle mie parti, come usare il verbo "stare" al posto di "essere" e "tenere" al posto di "avere" (tengo fame, per dirne una).
Quanto alla comprensione dei dialetti "esteri", i miei anni di permanenza a Roma mi hanno dato una buona comprensione del dialetto romanesco, che volendo so anche riprodurre. Ho un paio d'amici calabresi, per cui afferro abbastanza facilmente anche l'idioma di Gattuso. Più difficile per me è il siciliano, ostico il pugliese, mentre parlate come veneto, milanese o sardo mi risultano come l'arabo.
 
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Barbie 16
view post Posted on 22/3/2010, 16:36




Anche a me capita di parlare il dialetto della mia zona, specialmente quando sto nel mio paese... In genere con le amiche parlo italianissimo, anche perchè, malgrado parliamo tutte più o meno con accento napoletano, le varietà di dialetto fra paese e paese rendono talvolta incomprensibili le conversazioni... Anche per noi... :rido: Per quanto riguarda gli altri dialetti... una mia amica mi ha insegnato un pò di siciliano, capisco abbastanza i dialetti del friuli ( ci passo un pò di tempo in estate) e capisco abbastanza bene, anche se non lo so parlare, il dialetto materano-potentino... :smile: :smile:
 
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nymeria
view post Posted on 22/3/2010, 16:39




Sin da quando ero piccola i miei genitori si sono sempre rivolti a me in perfetto italiano, sebbene tra loro parlassero per lo più in dialetto veneto. Ergo fino ai 20 anni suonati ho sempre capito il mio dialetto, ma non l'ho mai veramente parlato, salvo qualche intercalare tipico. Anzi tutte le volte che lo parlavo suonava un po' forzato.

All'università, avendo a che fare non solo con ragazzi di tutto il Veneto, ma anche di tutta Italia ho sempre parlato per lo più italiano anche se ci divertivamo a confrontare i vari modi di dire (a tal proposito abbiamo scoperto che con un'unica parola si può tracciare un percorso da nord a sud e viceversa...ne abbiamo studiato l'evoluzione provincia per provincia, è stato davvero interessante! XD )

Da quando lavoro, essendo a contatto con persone che nella vita parlano solo il dialetto, ho iniziato a parlarlo molto di più anch'io. Non è il mio modo di esprimermi abituale, ma i modi di dire e gli intercalari sono aumentati XD Non mi sembra parlando di avere una particolare cadenza veneta, nè vicentina, ma ovviamente fuori dal veneto mi sgamano subito tutti XD

Per quanto riguarda gli altri dialetti me la cavo bene con quelli del centro nord, mentre mano a mano che si scende più per me diventa ostrogoto O.O
 
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Ossimoro
view post Posted on 22/3/2010, 17:17




Dunque, io sono veramente un caso atipico. Primo problema che mi rende estraneo il dialetto: io sono urbana, cunurbata, inurbata, urbanizzata....insomma, vivo nel centro di Torino e la mia famiglia, da ambo le parti, abita di prevalenza a Torino da quasi 100 anni. Secondo problema: la mia è una famiglia di professori, notai, avvocati, chimici...insomma...di laureati da parecchie generazioni, il che rende l'italiano lingua di elezione della mia famiglia almeno dalla fine dell'800. Ergo, quando ho dovuto presentare la mia "autobiografia sociolinguistica" al mio professore di dialettologia non avevo neanche un vero parlante attivo di dialetto da esibire (ad arrivare ai bisnonni) e di ciò mi vergognavo molto :red:
Così ho fatto diversi corsi di dialettologia e ora ho una discreta conoscenza teorico fonetica delle caratteristiche di tutti i dialetti italiani e di alcuni ceppi minoritari come l'occitano (su cui ho fatto la mia tesi, parlato nelle valli del cuneese e al sud a guardia piemontese), il francoprovenzale, il sudtirolese, lo sloveno di Trieste e diversi altri.
E ho anche finalmente modo di ascoltare un po'di vero dialetto, visto che il mio ragazzo parla sia piemontese sia francoprovenzale (mescolando un po'). Detto questo, mi capita di usare (più per simpatia che per vera vocazione) la parentetica enfatizzante a fine interrogativa retorica, meglio nota come "Neh!?", tipica dei dialetti piemontesi e lombardi e alcune espressione idiomatiche tipo "pias'nen" (non mi piace) e "sai'nen" (non lo so).
Quanto a comprensione, capisco piemontese, occitano e francoprovenzale perchè il mio orecchio è aiutato dalla conoscenza del francese. Discretamente il lombardo, poco i dialetti veneti, bene i dialetti toscani e laziali (ma solo grazie alla tv che ha sdoganato il romanesco). I dialetti del sud invece sono abbastanza un mistero, non per niente non riesco neanche a leggere Montalbano (anche se non mi struggo per questo :;p: ).
 
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Charlie Paul
view post Posted on 22/3/2010, 21:32




CITAZIONE (Ossimoro @ 22/3/2010, 17:17)
Così ho fatto diversi corsi di dialettologia e ora ho una discreta conoscenza teorico fonetica delle caratteristiche di tutti i dialetti italiani e di alcuni ceppi minoritari come l'occitano (su cui ho fatto la mia tesi, parlato nelle valli del cuneese e al sud a guardia piemontese), il francoprovenzale, il sudtirolese, lo sloveno di Trieste e diversi altri.

Davvero esistono corsi di dialettologia? Fantastico :lolloso:

Il mio raporto con il dialetto è piuttosto controverso, nel senso che lo uso piuttosto spesso ma preferirei non parlarlo proprio, poichè se ci sono due dialetti che proprio non mi piacciono sono il napoletano e il romano. In generale comunque, se parlo napoletano, risulta abbastanza forzato, e non sempre ho una perfetta pronuncia e storpio continuamente alcuni termini inesistenti anche in dialetto. Mentre per la comprensione non c'è nessun problema, lo capisco perfettamente. La mia famiglia lo usa sporadicamente, ma quando andiamo di fretta o siamo particolarmente nervosi ci viene quasi naturale parlarlo (ma solo qualche termine); al contrario i miei zii, nonni e parenti vari lo usano spessisimo quindi è quasi d'obbligo intrattenere discorsi in dialetto con questi. Con i miei amici stesso discorso, ma mai in dialetto stretto, quindi rimane comunque comprensibile a chiunque. Per gli altri dialetti, beh, a dir il vero non ne conosco nemmeno uno :0: , ma mi rendo conto che film in siciliano o in pugliese mi sono più comprensibili che in sardo o veneto. Ma per la cronaca...i dialetti italiani mi fanno impazzire :risata: li adoro tutti, dal nord al sud, chiunque parli in dialetto a me sconosciuto mi fa troppo ridere, non per niente quando ho contatti con mia zia veneta la sua flessione con le vocali chiuse mi fa sempre riderissimo :lolloso:
 
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Ossimoro
view post Posted on 22/3/2010, 23:43




CITAZIONE (Charlie Paul @ 22/3/2010, 21:32)
CITAZIONE (Ossimoro @ 22/3/2010, 17:17)
Così ho fatto diversi corsi di dialettologia e ora ho una discreta conoscenza teorico fonetica delle caratteristiche di tutti i dialetti italiani e di alcuni ceppi minoritari come l'occitano (su cui ho fatto la mia tesi, parlato nelle valli del cuneese e al sud a guardia piemontese), il francoprovenzale, il sudtirolese, lo sloveno di Trieste e diversi altri.

Davvero esistono corsi di dialettologia? Fantastico :lolloso:

Mio giovane appassionati linguista, ti segnalo questo testo di base, se vuoi approfondire l'argomento: Introduzione alla dialettologia, il terzo autore è il mio simpaticissimo professore. :^-^:
 
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*Iside
view post Posted on 23/3/2010, 19:32




Leggere il tuo post è stato inquietante, Ossi. Più che un post sui dialetti tratto da un forum sembrava una discussione su qualche lingua arcaica o lingua straniera X°°D Leggere "conoscenza teorico fonetica del dialetto" o "franco-provenzale, occitano" ecc mi ha spiazzato XD

Io amo il mio dialetto veneto e mi piace molto. E' divertente discutere tra veneti di dialetto perché tantissime parole cambiano da un paese all'altro, figuratevi come può cambiare passando da Vicenza a Padova o Venezia!

Personalmente, i miei mi hanno insegnato fin da bambina a parlare un italiano perfetto e corretto, nonostante tra loro parlassero dialetto; ho iniziato l'asilo parlando (quasi) solo questo e senza sbagliare un verbo :D
All'asilo molti bambini parlavano quasi solo dialetto e quindi ho iniziato a fare l'orecchio. Anche alle elementari. Nella mia infanzia ero molto famosa tra i parenti perché tendevo a parlare in italiano usando parole in dialetto di tanto in tanto, con evidenti risultati comici X°°°°D
Alle medie lo usavo anche io spontaneamente, mi pare.
Alle superiori, frequentando un liceo classico, ho incontrato tante persone che non sapevano una lettera di dialetto e sono stata costretta a parlare sempre e comunque italiano. Sono quindi tornata alle origini e ho "dimenticato" di parlare in dialetto. Molto spesso sono stata presa in giro da persone adulte appunto perché a 14-18 anni parlavo solo italiano, più per abitudine che per scelta ^^'''

Recentemente (2-3 anni) ho ripreso a parlare dialetto; sostanzialmente la mia parlata con i conterranei è mezza italiano/mezza dialetto XD In un discorso cambio continuamente registro, faccio una frase in italiano e una in dialetto X°D Non è una scelta, mi viene spontaneo XD
Con anziani comunque parlo esclusivamente dialetto per motivi di facilità di comprensione loro :D

Ah, e a proposito di accenti come citava nymeria, mi rendo conto di aver sempre avuto un fortissimo accento veneto, anche alle superiori :D Ma quello è indipendente dal dialetto XD
 
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view post Posted on 25/3/2010, 13:33
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Sopravvissuto all'Abisso

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Beh, il dialetto non è solo quello che parliamo ogni giorno nel tinello, il dialetto ha anche una sua dignità letteraria. Magari non tutti i dialetti hanno avuto la fortuna di trovare degli autori che li valorizzassero, però nella storia letteraria italiana non si contano gli scrittori di poesia e di prosa che hanno fatto uso del vernacolo, anche per quanto riguarda la letteratura teatrale. Come non ricordare le commedie di Carlo Goldoni in dialetto veneto, o quelle di Eduardo De Filippo in napoletano? Verga ha utilizzato il siciliano in molte sue opere, mentre per quel che riguarda il romanesco, prima che qualcuno mi citi Moccia :=_=: ricordo le poesie di Trilussa o anche le opere di Pasolini che, sebbene friuliano di nascita, faceva parlare i suoi personaggi di borgata in romanesco. Ma sono sicuro d'aver dimenticato altri esempi.
Piuttosto, leggevo giorni fa che in Spagna gli unici autori italiani contemporanei noti al pubblico sono Camilleri e Moccia :X_X: mi chiedo come facciano i traduttori a rendere le rispettive opere :?:
 
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annaausten
view post Posted on 25/3/2010, 16:50




Bellissimo topic Lonnie!
Per quel che mi riguarda sono cresciuta in una famiglia dove il dialetto non si parla: mia madre non lo sa parlare perché è cresciuta in una famiglia colta dove il dialetto era vietato, mio padre conosce bene sia il dialetto che l'italiano ma abbiamo sempre comunicato in Italiano.
Ho cominciato ad orecchiare il dialetto tra la scuola media e la scuola superiore perché diversi miei compagni lo parlavano. Per la verità fino ad alcuni anni fa non ero nemmeno in grado di capire i discorsi pronunciati da mia nonna paterna; adesso mi limito ad utilizzare alcune espressioni dialettali ma che spesso, purtroppo, risuonano forzate.

Considero il dialetto locale una componente importante delle nostre radici, non dobbiamo dimenticare la nostra cultura di origine.

Ultimamente si è parlato molto dell'importanza del siciliano, specialmente dopo l'uscita del film Baarìa di Giuseppe Tornatore, di cui esiste una versione interamente recitata in siciliano.

CITAZIONE (lonniemachin @ 25/3/2010, 13:33)
Piuttosto, leggevo giorni fa che in Spagna gli unici autori italiani contemporanei noti al pubblico sono Camilleri e Moccia :X_X: mi chiedo come facciano i traduttori a rendere le rispettive opere :?:

In effetti non so proprio come facciano a rendere certe espressioni siciliane nei romanzi di Camilleri.

 
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view post Posted on 6/4/2010, 12:03
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Sopravvissuto all'Abisso

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Un paio di aneddoti legati al dialetto: al Liceo, in gita scolastica, una prof di lettere di un'altra sezione, notando la mia notevole statura (1,93 io contro 1,55 lei :devil: ) mi fa: "Guaglio', certo che a te 'o tauto te l'enna fa' su misura!" (tauto=bara) :dissolto:
All'esame di maturità invece, la prof di lettere (era l'epoca della commissione esterna) si sorprende che nel programma d'Italiano non è inserita la poesia La ginestra di Leopardi. "Ma come - chiede al mio compagno di classe sotto esame in quel momento - non l'avete fatta?". E lui: "No, n'ammu fatt'" (=No, non l'abbiamo fatta).
 
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Anaid Tsinoulis
view post Posted on 7/4/2010, 14:22




Io invece il dialetto della mia città lo conosco pochissimo, quasi per nulla, e a parte alcune parole o espressioni particolari difficilmente si sente parlare. Inoltre, per quanto mi riguarda, non apprezzo molto i dialetti: probabilmente è una mia mancanza dovuta al fatto che non li capisco per niente, ma non riesco a concepire il fatto che alcune persone si esprimano solo tramite esso senza saper parlare l'italiano.
 
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Elisabet_ta
view post Posted on 28/4/2010, 19:20




Si fueris Romae, romano vivito more;
si fueris alibi, vivito sicut i
bi.


Agevolo (per dirla alla Ossy) un articolo che a suo tempo trovai alquanto interessante:

www.trapanisiannu.it/repubblica150307.htm

Mi metto tra le fila degli strenui difensori del dialetto;
non ho alcun problema ad ammettere che in casa mia viene tranquillamente parlato, che quando mi reco a Verona la suocera parla con me in dialetto e via a seguire (i memorabili intercalari con gli amici da sana vita bresciana, ricordi di una gioventù che per nulla al mondo vorrei cambiare).
Difendo a spada tratta le radici; sono certa che la ricchezza stia nella diversità; che andare in Veneto e trovare chi ti riprende per una vocale troppo chiusa rasenta il ridicolo e che in clima di apertura al diverso dovremo riflettere alquanto.
Il dialetto a mio avviso puo' diventare uno splendido codice di riconoscimento personale, così come lo devono restare le inflessioni o certe parentetiche enfatizzanti (sempre per dirla alla Ossy).

Mi rendo conto con piena coscienza di poter però parlare così;
mi è stato insegnato molto per bene l'italiano; ho sempre frequentato ambienti che in ambito culturale non potevano che segnare un certo percorso molto purista da questo punto di vista e per quanto mio padre, con adorabile dedizione, mi abbia convinta ad amare il mio dialetto, i miei genitori mi hanno cresciuta non insegnandomelo di proposito.
Quindi posso fare certe affermazioni perchè ho padronanza anche dell'italiano; ma vorrei che il mio non rientrasse in un atteggiamento radical chic; io credo seriamente che il dialetto vada valorizzato e non provo ribrezzo di fronte a chi conosce soltanto quello; mi dispiaccio piuttosto che "i bei discorsi restino sempre dentro una stanza" e che non sia stata data o non sia data a tutti la possibilità di conoscere entrambe le cose. (e il discorso vale in generale per lo scibile umano), per rispondere se non altro a quei diritti sanciti nella costituzione che impongono di rimuovere gli ostacoli, anche linguistici, che rendono difficile la partecipazione di tutti i cittadini alla vita del Paese.


Don Milani diceva: " “Finchè ci sarà uno che conosce 2000 parole e uno che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali".
Don Milani non si poneva il problema di quale lingua bisognasse insegnare ai poveri, perchè operando nell’ambiente rurale toscano non avvertiva la distanza tra lingua e dialetto e di conseguenza si concentra sull’obbiettivo di un più vasto e sicuro patrimonio lessicale (2000 parole invece di 200, sempre nell’ambito dello stesso codice linguistico). Egli percepiva, invece, la distanza che separa la lingua dell’uso dalla lingua letteraria che si insegna nelle scuole, tanto è vero che ai suoi ragazzi preferiva insegnare la lingua attraverso i giornali, avendo constatato che gran parte del mondo contadino e operaio non era in grado di comprendere i messaggi trasmessi dai mezzi di comunicazione di massa. Ciò non significa però che bisogna usare con i poveri un linguaggio inferiore.
Il movimento per l’Educazione linguistica democratica, ispiratosi a Don Milani, ha contestato la pedagogia linguistica tradizionale per l’inefficacia dei suoi metodi e per il suo carattere classista. Le idee-guida dell’educazione linguistica democratica sono il riconoscimento della centralità per i dialetti, le lingue minoritarie e le diverse varietà d’uso dell’italiano, l’importanza attribuita alle abilità linguistiche ossia la capacità di comprensione e di produzione di messaggi sia orali sia scritti.
 
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Barbie 16
view post Posted on 20/5/2010, 16:00




Ho trovato questo link con le parole più comuni del dialetto napoletano... Con tanto di etimologia!! :rido: :rido:

www.napoletanita.it/etimologia.htm#r-s
 
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<Penelope>
view post Posted on 6/6/2010, 10:37




Con mio padre vissuto tutta l'infanzia e l'adolescenza a Roma e mia madre padovana, a casa mia si è sempre parlato solo italiano. Italiano quasi perfetto, tanto che spesso non sanno dire, sentendomi parlare, da quale regione provenga (anche se le vocali chiuse mi tradiscono un po'), appunto perché se mia madre avesse parlato in padovano mio padre non l'avrebbe capita e viceversa col romano.
Ho imparato qualche piccola parola in dialetto alle superiori e un po' di più all'università, con le amiche che abitano "in breccane" ("in campagna"), ma tutt'ora capisco solo brevi intercalare e non so rispondere adegatamente. Intuisco comunque abbastanza, cosa essenziale se ti trovi poi a lavorare in una piccola ditta metalmeccanica dove il dialetto viene usato correntemente, tanto che anche il collega fiorentino ci prova, con risultati comici tipo "Siamo ciappati con le bombe" [in vero dialetto sarebbe qualcosa come "semo ciapai coe bombe" = siamo presi malissimo] che fanno sganassare l'intero ufficio commerciale e non ti importa più se la commessa è in ritardo perché sei finito sotto la scrivania in un accesso di riso incontrollato.

Comunque sono anch'io una strenua sostenitrice del dialetto e del preservare queste meravigliose differenze uniche al mondo...ma non a scuola, vi prego. Rabbrividisco al solo pensiero di una lezione di dialetto. Come si potrebbe? No, il dialetto è qualcosa di familiare, di caloroso, qualcosa che assorbi, non declini o impari a memoria, è un processo di osmosi che compi nella tua famiglia, nel tuo quartiere (se lo parlano), insegnarlo lo spersonalizzerebbe secondo me...
 
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view post Posted on 2/10/2010, 14:49
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Sopravvissuto all'Abisso

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Approfitto del topic per un piccolo sondaggio: quanti di voi ieri sera hanno visto Gomorra? E qual è stato il vostro livello di comprensione dei dialoghi, per fortuna sottotitolati. Io stesso devo ammettere che, se le scene con i personaggi napoletani erano assolutamente comprensibili, quelle in cui a parlare erano i casalesi, quindi il dialetto non era il napoletano puro ma subiva le influenze del casertano, risultavano ostiche persino a me, e senza i sottotitoli in numerosi passaggi non avrei capito granché. Per la precisione, quelli che parlavano il dialetto più stretto erano i due ragazzi che tentavano la scalata al crimine rubando le armi della camorra. Ma mi chiedo com'è stata l'esperienza della visione per gli italiani residenti a nord di Roma.
 
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